domenica 30 settembre 2012

Harry Potter and the Prisoner of Azkaban

   Il terzo anno alla scuola di Hogwarts sta per iniziare. Harry Potter è sempre più insofferente verso gli zii stronzi al punto che gonfia inavvertitamente una terza zia, forse ancora peggiore degli altri due, e per questo finisce nei guai col Ministero della Magia. Ma Harry non sono non viene punito, gli viene addirittura data una stanza proprio sopra a Diagon Alley in modo che possa trascorrere il resto delle vacanze in tutta tranquillità. Tutto troppo sospetto, e in effetti Harry scopre presto che si tratta di un piano per proteggerlo da Sirius Black, pazzo criminale evaso dalla prigione di Azkaban ed ex braccio destro di Voldemort...
   Il terzo libro della saga di Harry Potter è un libro di passaggio. I protagonisti non sono più dei bambini, ma non sono nemmeno ancora adolescenti. L'atmosfera fiabesca dei primi due libri inizia a sfumare, ma non è ancora sfociata nei toni dark che prenderanno piede a partire dal successivo Goblet of Fire. Prizoner of Azkaban è il libro in cui le certezze dell'infanzia iniziano pian piano a sfaldarsi. Harry viene messo per la prima volta davanti alla vera tragedia della morte dei genitori (letteralmente, grazie alla figura dei Dissennatori), vede farsi più luce sul suo passato, e gli viene insinuato il sottile dubbio - nonostante per ora rifiuti di crederci - che suo padre non fosse poi lo stinco di santo che credeva. La natura di saga di formazione si rivela pienamente nel comportamento di Harry, che non lascia più trascinare negli eventi, ma vi si butta a capofitto spinto dalla rabbia e dal dolore, arrivando persino a mettersi apertamente contro Snape.
   Continua la decostruzione delle figure autoritarie da parte della Rowling, messe questa volta in ridicolo da Dumbledore stesso che non esita ad andare contro i provvedimenti del Ministero affidando a due ragazzini come Harry e Hermione il compito di salvare l'ippogrifo Buckbeak e di sistemare la questione finale riguardante Sirius Black. Black stesso si rivela un personaggio chiave e apporta un buon numero di rivelazioni e capovolgimenti di trama.
   I personaggi acquistano spessore, primo fra tutti Snape, destinato a diventare forse la figura più misteriosa e controversa dell'intera serie, e inizia ad affiorare una rete di legami che unisce le figure legate al passato di Harry. Inizia a farsi più articolato anche lo stile e il linguaggio stesso, non più elementare nella struttura come nei primi due libri, ma evolutosi ora in funzione della crescita del pubblico di riferimento. Stesso discorso per la trama, meno semplicistica, meno lineare, ma rimpolpata a dovere con una struttura che non può non ricordare quella di un giallo.
   Un'ottima conclusione, insomma, per la parte "felice" della serie: l'ottimismo c'è, i buoni si confermano buoni, i cattivi si confermano cattivi, e qualcuno di loro finisce anche per avere la parte dell'eroe.

domenica 23 settembre 2012

Harry Potter and the Chamber of Secrets

   Il secondo capitolo della serie di Harry Potter ricalca grossomodo la struttura del precedente, con il pregio di incrementare la componente mistery della storia: ad Hogwarts, la leggendaria Camera dei Segreti pare essere stata aperta e a farne le spese sono i poveri mudblood (tradotti male con "mezzosangue" nella prima edizione italiana, e con il più appropriato "sanguesporco" nella nuova traduzione) che si imbattono negli orrori che la camera ha rilasciato. La Rowling si diverte a disseminare qui e là indizi, sia genuini che falsi, per poi ricombinare i pezzi del puzzle in un finale a suo modo orrorifico, considerata l'età di riferimento del libro. Una delle differenze principali con Philosopher's Stone è proprio un accentuarsi degli elementi dark, che andranno ad aumentare progressivamente con l'avanzare della serie. Da menzionare anche le motivazioni razziste che stanno dietro all'apertura della Camera dei Segreti, destinate a diventare uno degli elementi chiave dei libri successivi e trattate qui in modo semplice e diretto, alla portata del pubblico giovane. Inizia inoltre il trend della Rowling di mettere in ridicolo le autorità ufficiali: in questo caso si tratta del ministro della magia Cornelius Fudge, già accennato qui come un ometto debole che non si fa scrupoli a trovare capri espiatori per mascherare la propria incapacità.
   L'atmosfera spensierata e infantile è ancora preponderante, e i protagonisti sono ancora dei bambini. Quest'aria ingenua fa perdonare certi scivoloni e forzature della trama, primo tra tutti il fatto che Harry e compagni decidano di non rendere partecipi gli adulti della scuola delle loro scoperte riguardo la Camera dei Segreti, neanche quando questo significa andare ad affrontare da soli dei pericoli mortali.
   Molto interessante l'idea del diario segreto di Tom Riddle che, come hanno fatto notare diversi recensori al tempo dell'uscita del libro, ricorda molto da vicino le chat e i programmi di messaggistica istantanea (con tutti i pericoli che possono conseguirne se ad incapparci è una persona giovane).
   Niente di nuovo da segnalare sul fronte personaggi, se non il geniale ritratto di Gilderoy Lockhart, vanesio, ossessionato dalla celebrità e non poco ambiguo: fino alla fine ci si chiede se Lockart abbia qualche secondo fine o se sia davvero stupido, e quando scopriamo che la risposta giusta è la seconda, ecco che rivela un lato non poco disturbante nel voler lanciare un incantesimo di cancellazione della memoria sui protagonisti che l'hanno smascherato come truffaldino.
   Harry Potter and the Chamber of Secrets è un libro che forse paga lo scotto di essere un po' troppo simile al suo predecessore, ma che sa reggersi sulle sue gambe con dignità.

domenica 9 settembre 2012

Harry Potter and the Philosopher's Stone

   Che piacere iniziare dopo quasi dieci anni la rilettura di una delle serie a cui sono più affezionato, per di più in lingua originale. Harry Potter non ha bisogno di nessuna introduzione perché è un nome che è entrato a far parte della cultura popolare.
   Questo primo libro, la cui gestazione molto favolistica da parte della Rowling ormai è risaputa, è un leggero e divertente libro per bambini, con una trama lineare alla portata del target di riferimento del libro: c'è un mistero da svelare, un villain ancora classico e monodimensionale (giustamente, aggiungerei) la cui presenza aleggia in modo ambiguo per buona parte del libro, una serie di indizi che nel finale prendono tutti il loro posto nel puzzle nella risoluzione dell'enigma della pietra filosofale.
   Il tono è ancora pienamente fiabesco, e si sposa perfettamente con il mondo magico che la Rowling svela poco a poco. La sua vivida immaginazione mescola perfettamente echi mitologici e riferimenti letterari, supportati da una carrellata di personaggi presentati perfettamente con poche, rapide pennellate che anticipano il loro approfondimento nei libri futuri.
   Sono presenti delle ingenuità caratteristiche di un'opera prima - Hagrid che non mostra il minimo accenno di reazione al fatto che i protagonisti vengano puniti per colpa sua, i ragazzini che si fanno strada fin troppo facilmente nel percorso "a ostacoli" verso la pietra filosofale, Dumbledore che pare sapesse perfettamente quello che Harry aveva in mente di fare e non prova a fermarlo - ma la sospensione dell'incredulità è assicurata: colpisce soprattutto il modo in cui, dal piatto grigiume del mondo babbano, emergono pian piano elementi discordanti che porteranno all'irruzione nel reale del colorato e assurdo mondo magico. La normalità con cui viene tratteggiato, in uno stile da richami austeniani e dickensiani che ricordano il fantasy of manners, non fa che incrementare l'accettazione dell'assurdità degli elementi magici come dati di fatto. Ben piazzati anche i diversi tocchi di british humour, anche questi in linea con le ispirazioni letterarie della Rowling.
   Gustosi, a una seconda rilettura, le anticipazioni ad eventi futuri che dimostrano come la storia fosse già pianificata dall'inizio: la menzione di Sirius Black, i sospetti di Harry che Snape riesca a leggere nella mente, il sacrificio della madre di Harry per amore che, presentato qui in modo tutto sommato banale ma con una semplicità e un candore assolutamente alla portata del target giovanile, assumerà un significato molto più profondo nei volumi seguenti.
   In definitiva un libro fresco, spensierato, ancora immerso nell'atmosfera dell'infanzia che sfumerà presto nei libri successivi per lasciare il passo a toni più cupi. Un debutto che contiene tutte le ottime premesse di una saga che merita pienamente di entrare nella storia della letteratura fantastica e non, per ragazzi e non.