sabato 13 ottobre 2012

Harry Potter and the Goblet of Fire

   Al quarto anno a Hogwarts, Harry Potter viene selezionato dal Calice di Fuoco per partecipare come quarto campione al Torneo Tremaghi, nonostante i campioni siano tradizionalmente tre e nonostante chi abbia proposto il nome di Harry sia un mistero: serpeggia il sospetto che sia tutto un piano per arrivare al ragazzo.
    Il quarto libro della serie crea una frattura definitiva con i tre precedenti, già a partire dalla mole (quasi il triplo dei primi due e il doppio del terzo). Goblet of Fire segna l'entrata definitiva dei protagonisti nell'adolescenza: si svegliano gli ormoni - carina la parte teen comedy relativa al Ballo di Yule - e i ragazzini dei libri precedenti, spensierati e un po' sciocchi, vengono qui messi a contatto con le loro prime incertezze e difficoltà. Ron fa i conti con il fatto di vivere costantemente nell'ombra del suo migliore amico, Hermione intraprende una battaglia per i diritti degli elfi domestici (battaglia ridicola ma perfettamente coerente con il personaggio), e Harry, che già nel libro precedente aveva conosciuto il dolore della perdita a causa dei Dissennatori, viene qui messo a confronto per la prima volta con tutta la sofferenza e il male causati da Voldemort. Si apre una finestra sul passato e capiamo che gli eventi degli anni trascorsi sono destinati a riversarsi e a ripetersi anche nel presente dei protagonisti.
   I sottofondi di odio razziale già accennati in Chamber of Secrets vengono qui rimpolpati a dovere e saranno destinati a diventare uno dei temi portanti della saga: Voldemort non è altro che un novello Hitler ossessionato dall'idea di sconfiggere la morte (idea che sarà sviluppata profondamente nel resto della saga). Ed è proprio il ritorno di Voldemort nell'adrenalinico finale a dare la svolta definitiva agli eventi: l'omicidio di Cedric, a suo modo scioccante, è una dimostrazione che nessuno è più al sicuro e che, come sottolinea Dumbledore, ognuno si troverà nelle condizioni di dover scegliere tra ciò che è facile e ciò che è giusto.
   Importanti nell'economia del libro anche le tematiche del giornalismo spazzatura e della politica oscurantista, attuali come non mai ed efficacissime nell'estrema semplicità con cui vengono trattate, per nulla banali considerato che si tratta di un libro per ragazzi.
    Viene introdotta una nuova carrellata di personaggi colorati e memorabili, primi tra tutti Alastor Moody (protagonista del colpo di scena più significativo) e l'odiosa, estremamente realistica Rita Skeeter, un'arpia pronta a vendere sua madre per uno scoop scandalistico. Decisamente tragico il personaggio di Bartemius Crouch, figura che difficilmente suscita simpatia ma la cui storia - tra il suo stesso destino e quelli del figlio e della moglie - riesce a far accapponare la pelle.
   La trama non è perfettamente solida, e scricchiola in diversi punti: oltre ai vari piccoli deus ex machina (primo tra tutti il salvataggio in extremis di Harry da parte di Dobby alla vigilia della seconda prova del torneo), è chiaro che il Torneo Tremaghi non è altro che una grande scusa per portare avanti la storia, perché se lo scopo del falso Alastor Moody infiltrato a Hogwarts era quello di consegnare Harry a Voldemort, non c'era certo bisogno del torneo per poterlo catturare alla prima occasione disponibile. Inoltre, è difficile credere che un impostore come Barty Crouch Jr abbia potuto impersonare Moody, amico personale di Dumbledore, per nove mesi senza destare alcun sospetto. Dopotutto, la Rowling stessa ha ammesso di aver avuto dei problemi nella stesura del libro, arrivando a dover modificare parti della trama dopo essersi accorta di un plot-hole significativo.
   Per quanto mi riguarda, la sospensione dell'incredulità raggiunge un livello tale da far perdonare i difetti, tanto che ritengo Goblet of Fire superiore ai suoi predecessori a livello qualitativo.

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